Ninèa Serraglia | Donna di Baréna

Ninèa Serraglia | Donna di Baréna

di Moira Mion e Francesco Niccolini

17 maggio, h. 20.00 | Corte Consortile L. Fassetta, San Donà di Piave

Con Moira Mion
Musiche in scena Marco Rizzo e Nicola Novello

“Il granchio rinasce completamente intero dentro sé stesso, è un modo per crescere. Tanto il maschio “el granso” che la femmina “la masenetta” mutano per diventare “moeca”. Due volte l’anno: a Pasqua e in ottobre. I maschi mutano in orari fissi, le femmine – si sa – non hanno orari.”

Serafina Elfani viene trovata alle porte dell’orfanotrofio il 21 maggio del 1899.

Serafina: nome di terza scelta, conseguenza del sovraffollamento di Marie, Anne e Annemarie. Originale, ma troppo lungo per la vita di tutti i giorni: per i genitori adottivi diventa presto Ninèa, “ancora più piccola di Nina”.

Serraglia invece, deriva dal nome della Valle chiusa presso cui Ninèa fa le sue scorribande: pesca di frodo, come tanti, nel secondo dopoguerra. É pescatrice Ninèa, interprete dell’acqua e dei suoi umori, di quel linguaggio sospeso tra l’alchemico e il sacro che i venti, i pesci e le tamerici sanno parlare.

Capelli corvini e pelle olivastra che brunisce in fretta al sole, Ninèa vive un tempo scandito dalle maree: la maternità è l’acqua che cresce, il parto l’acqua che rompe. La coscienza è l’acqua che batte. Il dolore è l’acqua che scava, il perdono è l’acqua che lava. La morte è l’acqua che “spande”.

La sua vita ci bagna di immensità femminile e nello stesso tempo ci conduce ad osservare il mondo da una pozzanghera. E a sorridere.