“Teatro Narrazione”
La vera storia di Bepi Borin vigile sanitario
di Mario Pettoello,
da una idea di Roberto Tonolo
Una produzione del CENTRO CULTURALE CA’ TESSÈRE
con la partecipazione di
Giuliano Bozzo, Cristina Cricco, Carlo Dariol, Antonella Orlando, Mario Pettoello, Roberto Tonolo e la fisarmonica di Fabrizio Callegher
Prima rappresentazione mercoledì
15 maggio 2019, ore 21
Auditorium – Centro Culturale “Leonardo Da Vinci”
San Donà di Piave
La vera storia di Bepi Borin, vigile sanitario
Questo nuovo spettacolo di “Teatro narrazione”, prodotto dal Centro Culturale Ca’ Tessère e scritto da Mario Pettoello (da un’idea di Roberto Tonolo) è stato possibile grazie al ritrovamento di un memorandum con il quale il vigile sanitario Giuseppe Boem, comunemente noto come Bepi Borin, dava conto, all’atto del proprio forzato pensionamento, di quarant’anni di attività al servizio del Comune di San Donà.
La finzione teatrale immagina che il reporter di un quotidiano raggiunga, grazie ad uno speciale collegamento intersensoriale, il Borin all’altro mondo e lo intervisti.
Dal loro dialogo, arricchito dal buon senso femminile di una storica levatrice e dall’arguta sapienza di un anziano, prendono forma molti momenti della vita sandonatese dei primi cinquant’anni del secolo scorso.
Vengono alla ribalta personaggi che hanno segnato la storia della città (Costante Bortolotto, Celeste Bastianetto) o che sono rimasti nel cuore dei suoi abitanti (Dante Alfier, Maria Lorenzon, A Patea, La Maria de la Tegna, Don Luigi Saretta, il dottor Piero Sepulcri, il dottor Giuseppe De Faveri, il maestro Enrico Segattini, Ada Pandini, il ragionier Ferrari storico corrispondente de Il Gazzettino e colonna dell’Università popolare) o, infine, personaggi illustri il cui ricordo è affidato ai lazzi di un buontempone o alla toponomastica (Vittorio Cian).
Ma ritornano pure parole cadute in disuso (el pajon, i vespasiani) o accadimenti poco noti (l’andare a Venezia con il vaporetto, lo scambio di territorio con Ceggia) per non dire delle grandi epidemie che hanno segnato dolorosamente la gente delle Terre Base (la malaria, il colera, la tegna, la pellagra).
E poi i segni delle due guerre, ricordate per i loro morti e per il tragico bombardamento che nell’ottobre del ’44 distrusse l’ospedale e provocò sessantasette vittime.
È un viaggio a ritroso nel tempo, segnato dall’ironia, dalla nostalgia e dal rimpianto per aver trascurato le poche cose belle che pur c’erano, come il ballo, evocato dalle note di una fisarmonica.