"Una famiglia in esilio. I Trentin nell’antifascismo europeo"

Mostra storico-fotografica dedicata alla famiglia Trentin.

Piazza Indipendenza

Realizzata dal Centro documentazione e ricerca Trentin in collaborazione con Iveser (Istituto veneziano per la storia della resistenza e della società contemporanea) e Associazione “rEsistenze”, la mostra si propone innanzitutto di valorizzare il ricco fondo fotografico contenuto nell’Archivio di Franca Trentin (conservato a Venezia dall’Associazione rEsistenze): una documentazione per immagini che va dalla fine del XIX secolo ai primi anni Duemila. In particolare intende approfondire la fase dell’esilio francese della famiglia Trentin durante la dittatura fascista (1926-1943).

Silvio Trentin, docente di Diritto pubblico all’Istituto universitario Ca’ Foscari a Venezia, fu tra i primissimi cattedratici italiani a rifiutare il processo di fascistizzazione dell’università decidendo – già all’inizio del 1926 – di abbandonare non solo l’insegnamento ma lo stesso suolo di una patria per cui appena pochi anni prima aveva valorosamente combattuto, ma in cui ora non vedeva più garanzie di libertà.

La famiglia si inseriva prematuramente nella rete dell’antifascismo all’estero e degli esuli di varia nazionalità che allora sceglievano la Francia come rifugio. I Trentin – non più solo italiani e non del tutto francesi – assumevano così i tratti di una famiglia “europea” (oltre alla doppia identità italofrancese sono significativi anche i rapporti con la Spagna, prima con le missioni di Silvio nella Barcellona della guerra civile e poi, dopo la vittoria del franchismo, con l’assistenza agli spagnoli fuggiti in Francia, a cui i destini personali dei Trentin si legheranno strettamente).

La mostra è curata da Giovanni Sbordone. La grafica è stata interamente realizzata da Lorenzo Ghidoli.
La mostra sarà aperta nei seguenti orari: 10:30-12:30 / 17:00-22:00


“Cesare Primo Mori: lo stato nello Stato. Il Prefetto di ferro in Friuli: storia della bonifica nella Bassa Friulana e dell'acquedotto dell'Istria”

Mostra storico-fotografica

Piano nobile del Palazzo del Consorzio di bonifica Veneto Orientale

La biografia di Mori, calata nel contesto storico dagli studiosi Stefano Felcher e Paolo Strazzolini, è corredata dalle memorie delle fatiche spese per le conquiste della bonifica e dell’irrigazione in terra friulana, ma anche per la realizzazione della bonifica idraulica e della costruzione dell’acquedotto di Arsia (ora in Istria). Completano l’opera il contributo tematico di Massimo Canali sui Consorzi di bonifica della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e le riflessioni attuali di Luca Mazzaro, Sindaco di Pagnacco, sull’“eredità di Mori”.

“Il Prefetto di Ferro”, da esemplare uomo di Stato e intransigente rappresentante della legalità dalla personalità e dall’impegno non comuni, non si ritrasse di fronte all’affermarsi del Regime fascista, nella ferma convinzione che la tutela della sicurezza e del primato di qualsiasi ordine costituito fossero l’imprescindibile obiettivo da perseguire. Dopo la nomina di Superprefetto ante litteram di Palermo – all’apice della carriera – l’efficacia della sua azione divenne scomoda fino a minacciare seriamente gli interessi dei notabili del Regime, dentro e fuori della Sicilia. Tale circostanza provocò la sua anticipata e imposta collocazione in quiescenza, nonché il conseguente trasferimento a Roma come Senatore. A Cesare Primo Mori venne – successivamente – affidato un compito arduo: innescare la bonifica della malsana Bassa Friulana, cosa che avrebbe comportato anche sfidare le difficoltà del conflitto di interessi tra gli agguerriti latifondisti friulani. Egli, invece, raggiunse l’obiettivo, con la realizzazione di opere ancora oggi funzionanti. Poco si è sin qui scritto di questa fase dell’epopea di Cesare Primo Mori, trascurando così anche una mirabile opera di trasformazione del territorio compiuta nel volgere di una decade di cui ancor oggi è possibile ammirare i tratti e godere i benefici, in termini di progresso nei servizi disponibili per la società e l’economia. La bonifica dei territori della Bassa Friulana – con il conseguente sviluppo agricolo, turistico ed economico – resta invece un esempio scolpito nella Storia del Friuli e dell’Italia.