Francesco Finotto mette a confronto paesaggi primordiali di un mondo senza l’uomo che il disastro ha evocato; sorge un’alba che potrebbe essere o quella che si vide all’origine del tempo o quella che illuminerà estenuata la sua fine. E fa giocare questi paesaggi di origine e fine del tempo dell’uomo con il ciclo quotidiano di una natura povera e dimessa che vive sul greto del fiume.